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MODA & DRAG: Quando l'arte ispira l'arte


Come definiamo uno stereotipo?

Fin dalla più tenera età ci scontriamo con quella che è l’idea più negativa dei diversi tasselli che compongono il nucleo della società.

Queste prefissioni distorte ed offensive sono nella maggior parte dei casi prodotti dall’ignoranza, non in un senso "maligno" del termine, ma bensì intesa come il mancato approfondimento e la scarsa informazione aproposito della materia in oggetto di dibattito.

Ciò che è senza dubbio una "vittima" riccorente di questa fattispecie è senza dubbio l’arte drag.

Attualmente ci si trova in un contesto storico dove determinate fazioni politiche e/o sociali tendono a demonizzare questo tipo di pratica performativa. Nel Marzo 2023, il Tennessee è diventato il primo stato a vietare i drag show in pubblico, e sempre negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo, sono sempre di più i soggetti che associano la parola “drag” al tristemente famoso indottrinamento gender e alla tanto decantata cultura woke, vedendo gli artisti che praticano codeste performance come un qualcosa di dannoso e a tratti maligno. Più recentemente, ha creato non poco scalpore lo spettacolo satirico andato in onda in occasione delle olimpiadi di Parigi 2024, dove alcuni artisti drag si sono cimentati in una rappresentazione allegorica di una cena tra divinità greche, dove Dioniso arriva in tavola, già occupata da altre personalità pagane. Molte persone hanno intravisto in questa rappresentazione un caricatura dispregiativa dell’ultima cena di Leonardo da Vinci, e questo è bastato per scatenare la collera della comunità cristiana, sebbene alla fine, come confermato dal regista Thomas Jolly, la scena, intitolata “festività” con ballerine, drag queen e la deejay Barbara Butch era in realtà un riferimento, appunto,  ad una “cena tra dei”, nulla a che vedere quindi con il famoso dipinto dell’artista fiorentino.

Coco Chanel sosteneva:

La moda non è un qualcosa che esiste solo sotto forma di abiti. La moda è nel cielo, nelle strade, la moda ha a che fare con le idee, il modo in cui viviamo, ciò che accade

L’industria del fashion è ciò che più si allontana dalla mancanza di informazione, poiché è la ricerca di quest’ultima che rappresenta un elemento fondamentale del processo creativo.

A questo proposito allora potremo chiederci, come ha contribuito l’arte drag a diffondere e coltivare tendenze moda nel corso della storia, confermando così quanto tutte le forme d’arte siano fondamentali nell’ambito del costume e della comprensione della società?

Un artista drag, al contrario di altre figure con cui troppo spesso viene confuso (come la persona transgender o il travestito) attua il passaggio da un sesso all’altro per una questione puramente temporanea e scenica. Quando in scena, le drag queen sono anche definite en travesti, termine francese che però nella lingua inglese assume la declinazione di travesty, connotandosi di una declinazione mutuata dal mondo teatrale.

In conclusione, si può senza dubbio affermare che l’essere transgender e fare dell’arte drag rimarranno due concetti distinti e totalmente distaccati da altre figure “dispregiate” dalla società quali travestiti e/o adescatrici a puro sfondo sessuale.

La storia dell'umanità presenta innumerevoli passaggi in cui l'atto di vestirsi (allestimento) da travestimento, oltre ad essere un posizionamento artistico e politico, era un'esigenza scenica imposta dalla società e dalla moralità del tempo. Dalla Grecia classica ai giorni nostri, gli uomini personificano l'immagine femminile in diversi aspetti, dal modo più realistico alla stilizzazione totale della forma. La drag queen ha attraversato vere metamorfosi sia nella sua estetica che nella sua funzione, ma non ha mai perso il suo obiettivo principale: la grande arte della stranezza”.
- Amanajas, I. Drag queen: Um percurso histórico pela arte dos atores transformistas. Revista Belas Artes, 6(16), 1-23, 2015

Da un punto di vista etimologico l’espressione Drag Queen rimanda a due concetti della lingua inglese ossia il verbo “to drug” (trascinare) e il sostantivo “drag” (che in italiano può essere tradotto come seccatura). Oggi, quest’espressione si traduce in un neologismo che riassume il concetto di abbigliamento tipico del sesso opposto indossato al fine di costituire una performance artistica.
Il sostantivo “Queen” invece assume sì il significato puro semplice di regina, ma si declina negativamente sulla linea degli appellativi di "reginetta della festa", lagna bisbetica o vecchia brontolona, ma al tempo stesso simboleggia anche la tendenza di chi viene offeso non volessi sentire come tale, assumendo quindi un connotato di autodeterminazione, rispetto e timore.

Fenomeni come il talent show Ru Paul’s Drag Race, che vede molti artisti competere tra loro per diventare la prossima “American’s drag super star” hanno trasformato il drag da una forma di intrattenimento popolare a un fenomeno conosciuto a livello mondiale.

Ma come stata influenzata la moda da questa forma d’arte?

Sebbene l’arte drag sarà riconosciuta come tale solo tra la fine dell’800 e l’inizio del 900,  numerose tracce sì sono state disseminate nella storia.

Il concetto di travestimento  infatti è stato presente in molte culture antiche fin dai tempi delle prime civiltà mediterranee, fra tutte ricordiamo il poema omerico dell' Iliade, che narra le vicissitudini di Achille, il quale madre lo affidò sull’isola di Sciro a Re Licomete, che lo allevò confondendolo tra le proprie figlie in abiti femminili. Sempre nell’antica Grecia, la dea Afrodite, divinità della bellezza e dell’amore veniva venerata sull’isola di Cipro come una donna barbuta avente caratteristiche sia maschili che femminili.

I sacerdoti della dea romana Cibele, comunemente chiamati Galli,  si cimentavano in riti sensuali e danzanti, vestiti in abiti tradizionalmente femminili.

Nell’antico Egitto invece è nota la lunga cultura di trucco facciale utilizzato sia dagli uomini che dalle donne fin dal 3000 a.c.

Non scordiamoci poi che nell’epoca precristiana, dove le pratiche teatrali occupavano una gran parte della vita sociale cittadina, i ruoli femminili erano interamente ricoperti dagli uomini.

Le tendenze cross-dressing in ambito teatrale continueranno poi anche nel Rinascimento nonostante la rigidità della chiesa sul tema dei generi e della sessualità, che non fermarono certo gli intraprendenti professionisti dei teatri shakespeariani.

Il periodo barocco fu poi caratterizzato da abiti e accessori sgargianti, il che permise agli uomini di “esagerare” con l’abbigliamento. A Versailles erano ben noti gli usi in tal senso del Duca d’Orleans, che usava addirittura presentarsi alle feste completamente vestito da donna.

Spostandosi in Oriente, più precisamente in Giappone, abbiamo poi i teatri Kabuki, che nonostante all’inizio presentassero anche compagnie costituite solo da attrici, subirono una brusca regressione nel 1628 quando queste vennero associate alla prostituzione, e per questo motivo bandite dalle performance per essere sostituite interamente dagli uomini  (wakushu).

Nell’era del jazz poi le drag Queen diventeranno degli artisti ufficiali, soprattutto per i loro rifacimenti stilistici alla storia. Durante gli swingin Sixties le drag si esibivano nelle strade e per gli locali di Londra con storie parodistiche della seconda guerra mondiale, portando in scena quelli che oggi possiamo definire come veri e propri numeri di Lipsync. L’era Hollywood fornì poi successivamente un importante ispirazione per le Queen di tutto il mondo, tra le più importanti si ricordano Pepper Labeija e Bette Bourne.




Nei primi decenni degli anni del 900, le cosidette Drag Glam distribuivano quella che era a tutti gli effetti una moda androgina, intesa come ricerca del fascino e del bello frutto dell'unione di stravaganza e realtà.

Tra gli esempi più celebri, nel XIX secolo l’artista Julian Eltinge (1881-1949) distribuiva nelle Music Hall dove era solita esibirsi consigli di moda e di costume per tutte le sue spettatrici femminili pur essendo di fatto un uomo. Francis Renault, al contrario portava la moda cross Dress direttamente in strada, e  ciò gli valse più volte l’arresto.

Il suo pubblico era anche composto da giovani uomini, uno in particolare era un certo Arcie Leech, più tardi conosciuto come Carey Grant

Le illustrazioni erte degli anni 20 furono poi di fondamentale importanza per gli artisti drag di quell’epoca.

Nel 1939 e poi a Miami fu fondata da Doc Brenner e Danny Brown la Jewel box Revenuem una compagnia itinerante di imitatori femminili che ebbe una lunga durata.

Negli anni 60 poi, l'Australia diventò la capitale mondiale del drag, la ricca tradizione del travestitismo, specialmente a Sydney , riuscì a fiorire nel mezzo di un’omofobia profondamente radicata all'interno dellea nazione, grazie anche ai coraggiosi artisti come Doris Fish (Nome d'arte di Philip Mills).


Arrivati finalmente nell’era delle passerelle, le super modelle iniziarono a solcare le passerelle con il fare altezzoso e carico di personalità tipico delle drag Queen, come Linda Evangelista e Naomi Campbell, che hanno gridato più volte drag con ogni fibra del corpo.

La moda divenne poi un’ulteriore palco scenico per le stesse Drag Queen, tra gli esempi popolari abbiamo la drag Queen Connie Fleming che sfilò nel suo completo rosso da cowgirl per Thierry Mugler nella sua sfilata Spring summer 1992. La già sopracitata regina di tutte le drag, RuPaul iniziò poi a farsi strada in ogni festa da ballo e sfilata conianado l’espressione immortale "shashay shantay" . E fu così che le drag Queen divennero modelle a tutti gli effetti.

Nel 1972 poi le drag conquistarono popolarità anche al cinema con l’uscita della Trash Comedy "Pink Flamingos", la cui protagonista era la drag Queen Divine (Omaggiata con una Capsule Collection in suo onore da parte di Lowe nel 2020).

Uno degli esempi più lampanti del connubio tra alta moda e arte drag è rappresentato dalla supermodella Billy Beyond che ha posato per molte riviste e sfilato per molti brand.

Arrivando poi in tempi più recenti, la vincitrice della 13ª ragione di Rupaul Drag Race, Symone e la concorrente della settima stagione Miss Fame erano presenti alla settimana della moda di Parigi 2022 sfilando per la presentazione delle collezioni primavera/estate di Moschino.




Dopo essere stata incoronata vincitrice della prima stagione di Drag Race Italia, Elektra Bionik ha calcato la passerella della sfilata di Andrea Tosetti nel Febbraio 2022.

Moda e drag sono sempre stati simbionti e il confine tra il punto in cui uno finisce l’altro inizia non è mai netto, entrambi conferiscono vitale energia all’altro e numerosi sono gli esempi di drag Queen che si ispirano, con uno studio del design e della storia senza pari, alle passerelle per creare i loro look, e i designer, dal canto loro, hanno utilizzato questi artisti sempre più di frequente sulle passerelle per lanciare i loro messaggi ancor più sonoramente.

La voglia di distinguersi, l’urgenza di essere se stessi, liberare la propria creatività nonostante i giudizi e i preconcetti sono tutti concetti che, riflettendoci, possono appartena sia a un artista drag, che ad un designer. Queste categorie nel corso della storia hanno sfidato le imposizione della società a discapito di tutto, per portare la bellezza che ognuno di noi cela all’interno del proprio essere.

Esattamente quindi come altre forme di intrattenimento quali il cinema o la letteratura, l’arte drag ha influenzato e contribuito alla creazione della moda in diversi stili e usanze,  e la moda dal canto suo ha creato nuove generazioni di appassionati che hanno utilizzato la loro vocazione per la moda per creare delle opere d’arte performative al grido di libera espressione ed inclusività.

Sissy that walk” non ha mai avuto un significato tanto potente.





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