“E hai scoperto che ha studiato a Oxford”, disse Jordan in modo gentile
“A Oxford!” era incredulo. “Al diavolo Oxford! Si veste di rosa!”
-Francis Scott Fitgerald, Il Grande Gatsby, Capitolo 7
La barbiemania ha travolto il mondo nell’ormai trascorso Luglio 2023. Orde di fan vestiti di rosa si sono catapultati nei cinema di ogni città del globo, in un hype sempre più crescente, per poter partecipare in prima persona a quello che è stato definito come l’evento pop dell’anno. A solo poche settimane dalla sua uscita infatti, il film sulla bambola targata Mattel ha incassato 1.2 miliardi di dollari in tutto il mondo, divenendo il il 25° film più visto di sempre e il secondo film della Warner Brothers ad aver incassato più di 500 milioni di dollari su suolo americano dopo "Il Cavaliere Oscuro" di Christopher Nolan (2008).
Nel luglio del 2019, l'attrice australiana Margot Robbie veniva ufficializzata come nuovo volto di Barbie nel film sull’omonima bambola. Successivamente, nell’ottobre del 2021 veniva confermato anche Ryan Gosling nel ruolo di Ken, storico fidanzato della protagonista. Sebbene l’idea dello sviluppo di un film basato sull’iconico prodotto Mattel risalga al Settembre 2009, quando la ditta produttrice firmò un accordo per sviluppare il progetto con la Universal Pictures, le riprese del film sono iniziate solo a marzo 2022 per poi approdare nelle sale solo a Luglio dell'anno successivo.
Le prime foto dal set della pellicola, che ritraevano Gosling e Robbie con i costumi di scena sono bastati a far scoppiare un vero e proprio fenomeno di moda che sarebbe stato in seguito battezzato come "Barbie core".
Questa tendenza, caratterizzata da una costante presenza di rosa shocking e tinte brillanti, che ricordano molto i design storici dell’amatissima bambola, è stata prima portata sui vari red carpet da celebrità del calibro di Kim Kardashian, Dua Lipa e Hanne Hataway, e successivamente i social (come sempre) hanno fatto il resto. L’hashtag #Barbiecore è infatti poi diventato virale su TikTok e Pinterest, dove ha avuto una vera e propria esplosione di consensi e condivisioni. Molti influencer hanno iniziato infatti ad interpretare lo stile della famosa bambola nella vita quotidiana senza apparenti limiti in campo di età e, soprattutto, di genere. A primo impatto infatti si potrebbe pensare a questo trend come qualcosa di unicamente femminile, nulla di più sbagliato. Nell’epoca in cui il concetto di Gender Equality si afferma sempre di più in ogni aspetto della vita, con l’avanzare del tempo i principali esponenti di questo stile sono diventate proprio molte personalità maschili del mondo dello spettacolo. Personaggi noti (di tutte le età) che hanno tinto di rosa la loro pubblica presenza, alcuni già noti per la loro noncuranza delle norme di genere nel vestiario. Come Harry Styles, che in occasione del festival Coachella 2022, si è esibito in uno sfarzoso completo con pelliccia total pink firmato Gucci e Timothee Chalamet, che già nel 2019 presenziava alla premiere londinese del film “piccole donne” in un completo rosa chiaro firmato Thom Browne.
Il Barbiecore è approdato poi ancor più rapidamente sulle passerelle con stilisti e case di moda che hanno conferito un'aurea rosea ai loro modelli (sia uomini che donne), pur mantenendo le silhouettes tipicamente maschili. Come nel caso di Tom Ford, che per sua sfilata per la stagione Primavera/Estate 2022, ha presentato un completo classico composto unicamente da sfumature di rosa. La sfilata di Autunno Inverno 2022/2023 di Valentino, curata da Pier Paolo Piccioli, ha poi consolidato il rosa come colore dell’anno. Non è certo un segreto che Barbie sia stata da sempre una tela per la creatività degli stilisti, (Jeremy Scott ne aveva tratto ispirazione per progettare una collezione per Moschino per la Primavera/Estate 2015) e fin dalla sua creazione negli anni 50, Mattel ha sempre collaborato con le aziende di moda per la creazione di linee di accessori.
Fin da bambin, quando frequentavamo l’asilo, abbiamo sempre trovato davanti noi (eretto come un muro ed altrettanto invalicabile) il concetto elementare di blu per i bambini e rosa per le bambine, che andava a braccetto con altre “imposizioni sociali” per la distinzione di genere (I maschi giocano con i soldatini, le femmine con le bambole). Sebbene esaminati oggi questi concetti potrebbero rimandare all'idea di una società arretrata e conservatrice, essi affondano le loro radici in un’epoca molto più recente di quanto si pensi.
Almeno fino alla fine dell’ottocento e l’inizio del novecento infatti, il rosa e il blu non costituivano un significato particolarmente importante all’interno del vestiario quando si parlava di distinzione maschile e femminile. Sia le bambine che i bambini infatti erano soliti vestirsi semplicemente di bianco, ed il rosa veniva invece usato molto spesso dagli adulti, poiché inteso come una variante decisamente più tranquilla e sofisticata del rosso, in netto contrasto con il significato di quest’ultimo che rimandava a concetti bellici, al fuoco o al sangue.
Un primissimo esempio di distinzione dettata dall’uso dei due colori venne presentata da Louisa May Alcott nel romanzo “Piccole donne” del 1868:
“I bambini più belli che io abbia mai visto. Qual è maschio e qual è femmina?- Chiese Laurie chinandosi per ammirare da vicino i due prodigi.
-Amy ha messo un nastro azzurro al maschio e uno rosa alla femmina, come si usa in Francia, in modo da distinguerli senza sforzo”
-Louisa May Alcott, “Piccole donne” (1868)
Successivamente poi negli anni 40, le aziende di moda iniziarono a produrre indumenti femminili in rosa e indumenti maschili in blu, basandosi su una semplice supposizione secondo la quale i due generi semplicemente preferissero per loro i rispettivi colori. Tale intuizione era anche influenzata dalle creazioni dei couturier francesi degli anni 50, che abbinavano il rosa a molte creazioni di moda femminile.
A nulla valsero poi gli sforzi dei movimenti femministi degli anni 60 e 70 per cercare di stabilire dei colori neutri che non facessero distinzione tra uomini e donne, e con il tempo, il concetto di rosa femminile e blu maschile diventò sempre più radicato come uso comune all'interno della società, fino a consolidarsi definitivamente negli anni 80 con l'avvento delle moderne tecniche di marketing.
Oggi, dove chiunque a prescindere dal genere di appartenenza, può permettersi di esprimere se stesso, questa "norma" sviluppatasi nel secolo scorso è destinata a sgretolarsi tanto velocemente quanto velocemente riuscì ad affermarsi. Lo dimostra il fatto che, a braccetto con il Barbiecore è nato anche KenCore, tendenza principalmente maschile di adornarsi di colori al neon e tinte dolci e calde con la ricorrente aggiunta di Denim in un look quasi da surfista. che è presto approdato sulle passerelle grazie a brand come Armani e Louis Vuitton. Per la premiere del film di Netflix “The Gray Man” tenutasi a Londra nel 2022, si è reso evidente quanto Ryan Gosling abbia decisamente abbracciato il suo ruolo nel film di Barbie, presentandosi sul red carpet con indosso un completo dalle tinte sgargianti firmato Gucci e decisamente degno del personaggio, quasi per dimostrare quanto fosse l’interprete perfetto per il compagno di Barbie. Nello stesso anno, con un tocco decisamente molto più punk, il rapper americano Machine Gun Kelly presenzia la premiere del suo documentario biografico “Life in Pink”, disponibile su Disney+ , indossando un crop top a maniche lunghe disegnato da Chet Lo dalle tinte accese sia rosa che blu.
Il Barbiecore e il kencore ci insegnano non solo quanto sia importante la cultura cinematografica e del giocattolo nell'industria della moda, ma anche quanto grande sia il progresso che la società sta compiendo nell’ampliare la visione del guardaroba maschile con colori sempre più sgargianti, riconoscibili e anche, perché no, esibizionisti. E io, da uomo, io posso solo apprezzare.
Di Cosimo Baldi
Di Cosimo Baldi
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